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Il Tempio di Athena

In Ortigia Gelone decise di realizzare il terzo Athenaion della città, che è quello stesso che ancora oggi si conserva, trasformato in età cristiana.

Il nuovo tempio, nel quale il marmo sostituì i precedenti materiali più deteriorabili, era di stile dorico, esastilo - periptero con 14 colonne sui due lati maggiori. Per la costruzione del nuovo tempio venne demolito il primitivo Athenaion ubicato fra la via Minerva e il cortile dell'attuale arcivescovado, e del quale avanza solo qualche resto.

Gelone, che ne iniziò la costruzione (più tardi terminata), ne volle fare il tempio più ricco dell'intera città. L'interno venne decorato con lavori di pittura eseguiti nel corso di vari secoli, riproducenti le gesta dei tiranni greci e massimamente di Agatocle; pare che questi dipinti fossero stati poi asportati da Verre.

Famose ne erano pure le porte delle quali Cicerone dice: lo posso asserire con coscienza netta ... che porte più splendide e più squisitamente lavorate d'oro e d'argento, non sono mai esistite in alcun tempio.

Secondo la tradizione un grande scudo dorato si trovava al centro del frontone del tempio, già di per sé costruito sul luogo più alto d'Ortigia, posto in modo da potere essere osservato dai più lontani naviganti

Ricorda Jean Hoüel: una torre quadrata si innalzava al di sopra del tempio e che in cima alla torre era appesa l'egida di Minerva, vasto scudo di rame dorato. I raggi del sole riflessi lo facevano scorgere in mare da molto lontano. I naviganti che partivano dal grande porto, dopo aver rivolto i propri voti a Giove Olimpio, nell'altare eretto in suo onore sulla sponda prossima al suo tempio, s'imbarcavano e portavano con sé vasi, dolci, miele, incenso, fiori e aromi; lasciavano la riva c'on queste provvigioni e nel momento in cui perdevano di vista l'egida di Minerva gettavano tutto in mare, come offerta a Nettuno e a Minerva, pregando queste divinità di favorire una felice navigazione

Di questo tempio,parla lungamente Cicerone (Verrine, II 4, 124-5) esso infatti fu radicalmente saccheggiato da Verre, che tolse le decorazioni in avorio e le borchie d'oro che ornavano i battenti della porta, e soprattutto le serie di tavole dipinte che. ricoprivano i muri della cella, raffiguranti un combattimento di cavalleria di Agatocle, probabilmente contro i Cartaginesi, e ventisette ritratti di tiranni e re di Sicilia .

La galleria di ritratti veniva, a formare, in un certo modo, una serie di « antenati ideali » per un personaggio di umili natali come Agatocle che non poteva vantarsi di alcun'altra progenie.

Scrive ancora J. Hoüel nel suo Voyage a Siracusa che Mirabella ci dice che questo tempio era allineato esattamente tra ovest ed est in modo che, il giorno dell'equinozio, il sole tramontando si trovava di fronte alla porta principale ed i suoi raggi attraversavano il tempio da un'estremità all'altra. Questo fenomeno permetteva di conoscere con esattezza il momento e l'ora giusta dell'equinozio. La volta del tempio crollò a causa del terremoto del 1100, il giorno di Pasqua, durante la messa, schiacciando i fedeli. Il tempio era infatti da lungo tempo luogo di culto cristiano. Si dice che solo i preti che celebravano la messa siano scampati al disastro perché sopra l'altare c'era una lunga tribuna costruita da poco.

Il tempio divenne chiesa sotto l'episcopato di Deusio, decimo vescovo di Siracusa. Fu perciò sistemato così com'è oggi, eccetto la facciata che è molto moderna. Si dice che i primi lavori vennero fatti a spese di tal Belisario, capitano dell'imperatore Costantino: questa chiesa fu in quel tempo dedicata alla Vergine.

L'anno 1542 un terremoto abbatté il campanile della chiesa: probabilmente era l'antica torre dove una volta era appeso lo scudo di Minerva.

Si vedono nel cortile del palazzo senatoriale di Siracusa sporadici reperti, come alcune basi di colonne e capitelli di marmo, ma tutti mutilati accanto ad una giara antica con accanto un bellissimo sarcofago integro e ben conservato.

Nel 1728 si ebbe la realizzazione dell’attuale facciata, opera di Andrea Palma, su disegno di Pompeo Picherali, che venne completata nel 1753. 

 

Elio Tocco

 


 
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