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AKRAI

Poco per volta Siracusa, tenendo fede alla propria vocazione territoriale, estese al retroterra il proprio influsso politico, incastonando lungo le linee del proprio sviluppo commerciale tre colonie (Akrai nel 664, Casmene nel 624 e Camarina nel 599). Così, procedendo all’annessione dei territori interni, garantendone la sicurezza, Siracusa divenne, già all'inizio del quinto secolo, la potenza egemone della Sicilia orientale

Akrai, nei pressi dell'attuale Palazzolo Acreide, fu una sub-colonia greca edificata in Sicilia nel 664-663 a.C. da Siracusa.

Costruita in cima ad un colle, Akrai era difficilmente attaccabile e al tempo stesso costituiva un punto ideale per vigilare sui territori circostanti.

Grazie all'importanza della sua posizione strategica, la città si sviluppò fino a raggiungere il massimo splendore sotto il regno di Gerone II (275 a.C.-215 a.C.).

Nel 211 a.C., dopo la sconfitta di Siracusa, divenne parte della provincia romana.

La cittadina fu distrutta dagli Arabi nel 827. Col tempo i suoi resti vennero ricoperti da nuovi strati di terra, e si perse il ricordo di Akrai.

Fu il Fazello, per primo, grazie anche alla presenza di cospicui resti ad individuare la posizione dell’antica colonia greca nella contrada chiamata “Serra di Palazzo” o “Palazzu”

I primi scavi archeologici nel sito di Akrai avvennero nella prima parte del XIX secolo, ad opera di Gabriele Iudica, che descrisse le sue ricerche nel libro Le antichità di Acre pubblicato nel 1819.

Elio Tocco

 

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